Anche se forse non si dovrebbe fare, voglio iniziare a parlarvi di "Zia
Mame" partendo da un altro libro che nulla ha a che vedere con il romanzo
di Patrick Dennis, eppure a mio avviso ne esprime l'essenza.
J.D. Salinger diceva per bocca del suo giovane Holden Caufield:
"Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai
finiti di leggere vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e
poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso,
però".
Ecco, è esattamente questa la sensazione che si prova scorrendo
l'ultima riga di "Zia Mame", pietra miliare della letteratura
statunitense e assoluto capolavoro di quell'Edward Everett Tanner III che amava
pubblicare sotto pseudonimo i suoi libri.
Tuttavia, ancor più che con l'autore, nel terminare il romanzo si
viene assaliti dall'incontenibile voglia di scovare in qualche sperduto angolo
del mondo quella mattacchiona di zia Mame, pur di non privarci della sua allegra
compagnia. Dopo averla amata incondizionatamente, la rimpiangeremo a lungo come
si rimpiange la spontaneità di quando si era bambini.