lunedì 11 marzo 2013

Zia Mame


Anche se forse non si dovrebbe fare, voglio iniziare a parlarvi di "Zia Mame" partendo da un altro libro che nulla ha a che vedere con il romanzo di Patrick Dennis, eppure a mio avviso ne esprime l'essenza.
J.D. Salinger diceva per bocca del suo giovane Holden Caufield: "Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere vorresti che l'autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira. Non succede spesso, però".
Ecco, è esattamente questa la sensazione che si prova scorrendo l'ultima riga di "Zia Mame", pietra miliare della letteratura statunitense e assoluto capolavoro di quell'Edward Everett Tanner III che amava pubblicare sotto pseudonimo i suoi libri.
Tuttavia, ancor più che con l'autore, nel terminare il romanzo si viene assaliti dall'incontenibile voglia di scovare in qualche sperduto angolo del mondo quella mattacchiona di zia Mame, pur di non privarci della sua allegra compagnia. Dopo averla amata incondizionatamente, la rimpiangeremo a lungo come si rimpiange la spontaneità di quando si era bambini.

martedì 5 marzo 2013

I diritti dei lettori


Leggere non è un dovere. Questo il punto di partenza da cui muove la riflessione di Daniel Pennac in "Come un romanzo". Scardinando, come suo solito fare, le tradizionali impostazioni della pedagogia imperante, l'autore cerca di far comprendere quali problemi si frappongono tra i giovani e la lettura, tentando al contempo di trovarvi soluzione.
Nel compiere questa operazione, Pennac ci dimostra che gli ostacoli incontrati dai ragazzi sono per lo più fittizi e causati da un comune malinteso, ossia la convinzione che leggere sia un dovere. In tal modo, però, si perde uno degli elementi costitutivi della lettura: il piacere.
Così il godimento generato dal libro lascia il posto alla noia e il tempo dedicato ad esso non è più rinfrancante, ma d'intralcio ai tanti impegni giornalieri. Leggere non è più una passione da coltivare per sentirsi vivi, ma un monotono compito che ci allontana da ciò che consideriamo divertente.